Beh, se non avete mai visto “Ladyhawke”, film di 36 anni fa con Michelle Pfeiffer e Rutger Hauer, non vi spoilero il finale della storia di una principessa che diventa falco di giorno e di un cavaliere che trasmuta in lupo la notte. Un amore reso impossibile da un incantesimo, fino a quando…
Fino a quando non ti prende la voglia di un fine settimana che segue il filo magico che porta in uno dei luoghi più suggestivi d’Italia e che fu scelto come location principale del film diretto da Richard Donner. 
Rocca Calascio è uno dei borghi più belli ed evocativi che si possa scegliere di raggiungere per un fine settimana e, come sempre, nel farlo in bicicletta, si gode di un’alternanza di emozioni forti e sfumate che rendono anche un piccolo viaggio indimenticabile … figurati poi se ti trovi nel parco Nazionale d’Abruzzo, dove, tra l’altro, l’invito di stare attento al lupo non è solo un modo di dire.

Enrico Roberto Carrara


Decido di tracciare un anello con partenza e arrivo da Scheggino, non molto lontano da Spoleto.
Il percorso, di 300 km con più di 5000 mt di dislivello, ha il suo apice a Rocca Calascio. La promessa, ampiamente mantenuta, è di affrontare il tragitto in due giornate piene, ma visto che la cifra è tonda nessuno vieta di giocarsi questo viaggio in tre giorni a patto, s’intende, che una notte la si trascorra al Borgo di Calascio. Un vero ‘must’, perché il tramonto visto dalla Rocca è uno spettacolo veramente degno di una favola.
Partendo la mattina presto, il parco fluviale del Nera non lesina umidità che forzatamente deve essere mitigata in qualche bar che si incrocia strada facendo. La pedalata in questo ambiente selvaggio è molto appagante e grazie ad un buon caffè la giornata diventa perfetta.
Si attraversa Ferentillo, famosa per le falesie da free climber, poi Arrone, la riserva naturale dei laghi Lungo e Ripasottile, la periferia di Rieti. 
L’andamento planimetrico è sempre mosso, ma la prima salita di una certa lunghezza la comincio ad Antrodoco fino a sella Corno prima di raggiungere L’Aquila, una città straziata dal terremoto e tragicamente ancora ferita, quasi a morte.
Salendo le pendici del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga il dislivello comincia a farsi sentire ma l’idea di suonare al campanello di Ladyhawke aiuta come un vento a favore e quando appare Rocca Calascio mi è chiaro che la fatica è ben ripagata.

Arrivato al borgo di Calascio dopo non poca ricerca, alla faccia della dimensione dell’abitato, poso le borse al “Accà Lascio”, B&B scelto unicamente per gusto onomatopeico ma poi rivelatosi una bellissima e accogliente sorpresa, mi arrampico per ancora 200 metri di dislivello lungo i tre chilometri che mi separano dalla Rocca.
Arrivo in cima poco prima del tramonto di una splendida giornata, il castello è talmente maestoso da farmi ricordare la fortezza Bastiani, de “Il deserto dei tartari” di Buzzati, a difesa di un orizzonte che in quel momento mi sembrava tutto fuorché ostile, e si resta lì, in silenzio. 
L’unica cosa di senso che si può scrivere a questo punto è: andateci, e se non siete sodisfatti della meta non vi rimborso il viaggio ma vi lascio pagato un piatto di polpette turche da Ikea per l’evidente mancanza di gusto. 
Il giorno dopo riparto con la Rocca e il Borgo che, sulla mia sinistra, mi accompagnano per qualche chilometro mentre salgo verso l’abitato di Castel del Monte, oltre il quale si apre un piccolo Tibet che come suggestione non è niente male e sicuramente aderente alla grandiosità dell’ambiente racchiuso nel Parco del Gran Sasso. 
Da queste parti la densità abitativa è di circa 3 abitanti per chilometro quadrato in Patagonia, per dare un’idea, 2.
Altipiani e vette, fatica e cani da pastore, no proprio socievoli, che osservano golosi i miei polpacci, ma qui è tutto giusto, tutto meravigliosamente al posto giusto. 
Mancano ancora molti chilometri per rientrare a Scheggino e ancora molta salita, ma di nuovo la strada è amica perché generosa di paesaggi e le frazioni e paesi si susseguono sempre in una cornice che mette a dura prova i giga della mia fotocamera.
Alla fine di questo breve viaggio nel mondo incantato di Ladyhawke un lupo di notte non l’ho incontrato, ma un falco di giorno si, e potrei giurare che fosse un dama imprigionata da un sortilegio.

Per chi volesse seguire il percorso ecco il link!

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